Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris (La Chaux-de-Fonds, 6 ottobre 1887 – Roccabruna, 27 agosto 1965), è stato un architetto, urbanista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese.
Tra le figure più influenti della Storia dell’architettura contemporanea, viene ricordato – assieme a Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright e Alvar Aalto – come maestro del Movimento Moderno. Pioniere nell’uso del calcestruzzo armato per l’architettura, è stato anche uno dei padri dell’urbanistica contemporanea. Membro fondatore dei Congrès Internationaux d’Architecture moderne, fuse l’architettura con i bisogni sociali dell’uomo medio, rivelandosi geniale pensatore della realtà del suo tempo.
Tra il 2016 e il 2017 sue opere sono state aggiunte alla lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Nella motivazione si legge che gli edifici scelti sono “una testimonianza dell’invenzione di un nuovo linguaggio architettonico che segna una rottura con il passato”.
Pseudonimo
Lo pseudonimo di Le Corbusier venne coniato sotto indicazione di Amédée Ozenfant nell’autunno del 1920. Inizialmente venne adottato solo per firmare articoli d’architettura sull’Esprit Nouveau, i cui unici curatori erano Ozenfant e Jeanneret, che usavano molti pseudonimi per dissimulare il fatto che gli autori fossero solo loro. L’origine di questo è largamente documentata: dato che Ozenfant per realizzare il proprio pseudonimo aveva preso spunto dal cognome materno, consigliò a Jeanneret di fare altrettanto: questi non poté ascoltare il suo consiglio poiché aveva compiuto i propri studi nello studio di Auguste Perret, che aveva lo stesso cognome della madre. Egli quindi trasse spunto da “Lecorbesier”, il cui ritratto era posto nella casa dove aveva passato l’infanzia. La e venne mutata in u sotto consiglio di Ozenfant; il soprannome risultò gradito a Jeanneret poiché gli ricordava quello del maestro (L’Eplattenier). È talvolta noto anche semplicemente come Le Corbu per abbreviazione del suo soprannome: tale storpiatura, complice un gioco di parole con la parola corvo (in francese corbeau) comportò la sua abitudine di firmare con questa sigla le sue lettere informali, oppure abbozzando la sagoma di un corvo; dall’abbreviazione della storpiatura del suo soprannome deriva la forma Le Corb, diffusa soprattutto in inglese.
La vita
Nasce il 6 ottobre 1887 a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera: è figlio di Marie-Charlotte-Amélie Perret, insegnante di pianoforte, e di Georges-Edouard Jeanneret-Gris, smaltatore di quadranti d’orologio. Il centro dove abitavano infatti si distingueva per la sua importanza nel mondo dell’orologeria. Anche se era svizzero, visse in Francia, dove lavorò tutta la sua vita a progettare piante per case e città. Battezzato il 17 giugno del 1888 in una chiesa evangelica indipendente, nel 1899 si iscrive alla Ecole Industrielle, ma segue anche dei corsi serali in preparazione all’esame d’accesso alla Ecole d’Art: supera questo esame nel 1902 e viene ammesso alla sezione di incisione ornamentale, dove impara la decorazione delle casse d’orologio, che frequenta dall’aprile del 1902 al giugno del 1905.
La sua formazione è seguita da Charles L’Eplattenier, che lo sostiene durante tutte le sue prime produzioni artistiche, che manifestano un forte legame con il decorativismo dell’Art Nouveau.
Attraverso il sostegno del suo mentore venne a contatto coi testi di Eugène Grasset, uno dei pionieri dello stile floreale, e di Owen Jones, e da lì cominciò a leggere varie pubblicazioni periodiche d’architettura, quali Innen Dekoration, Deutsche Kunst und Dekoration, Art et Décoration, The Studio; altre letture che Le Corbusier fece in quel periodo furono quelle dell’opera La grammaire des arts du dessin. Architecture, sculpture, peinture di Charles Blanc e di vari libri di John Ruskin.La ridotta produzione di Le Corbusier risalente a questo periodo è riconducibile a vedute di paesaggi del Massiccio del Giura e a decori per casse d’orologi, pendoli, gioielli, piastre a sbalzo o cesellate: in tutte queste opere è presente il tema ricorrente dell’abete stilizzato. L’abbandono del corso è dovuto all’aggravarsi di problemi alla vista che già lo affliggevano: si orienta verso l’architettura, cambiando il corso di studio. Tale passaggio risale all’anno 1904: Le Corbusier si orienterà sullo studio delle decorazioni di mobili ed architetture.
Nel 1905 entra a far parte di un gruppo di diciassette allievi che, guidati da L’Eplattenier, studiano per diventare architetti, scultori, gioiellieri e pittori: il corso che intraprendono si chiama Cours Supérieur d’Art et Décoration ed è rivolto agli studenti dell’ultimo anno dell’Ecole: avrà durata di due anni. Tra gli studenti che intraprenderanno questo corso si ricordano, oltre a Le Corbusier medesimo, Léon Perrin, Georges Aubert, André Evard, Charles Humbert, Marius Perrenoud e Charles Reussner.
La decisione di dedicarsi all’architettura nasce nel giugno del 1905 su consiglio del maestro, che lo spinge anche a creare progetti alternativi a quello dell’architetto Robert Convert per la sede dell’Union Chrétienne de Jeunes Gens e a dedicarsi al disegno e alla sperimentazione architettonica. Altro allievo che sarà spinto dal maestro a dedicarsi alle medesime attività sarà Léon Perrin.
Nella seconda metà del 1904 si dedicò alla realizzazione di schizzi architettonici ispirati all’ambiente naturale e nello specifico allo stile di maestri quali L’Eplattenier, Grasset, e forse anche Roller, Obrist e Josef Hoffmann.
Al compiersi dei diciott’anni tentò di persuadere i genitori ad acquistare un terreno per edificarvi una residenza, e il padre apprezzerà questo suo sforzo.
Nel 1906 espone alla Fiera internazionale di Milano una cassa d’orologio, realizzata in collaborazione con altri; nello stesso anno assieme ad altri studenti assume incarichi di progettazione architettonica, sempre grazie al supporto del maestro: disegna la casa per Louis Fallet sul colle di Pouillerel assieme all’architetto René Chapallaz e la sala da musica per la villa Les Sapins, proprietà di Albert Matthey-Doret.
Durante l’inizio del 1907 è occupato nella direzione del cantiere di Villa Fallet, nella ristrutturazione della cappella di Cernier-Fontainemelon e nell’arredamento dell’atelier di Louis Gallet. Risale ad aprile la definizione di un itinerario di studio da compiersi con Perrin, che avrebbe fatto attraversare ai due l’Italia centro settentrionale per poi far tappa a Vienna. Sempre in questo periodo, convinto da L’Eplattenier, accetta di progettare per i cognati di Fallet due villini, limitrofi a villa Fallet: sono la villa per Jules Jaquemet e quella per Albert Stotzer, rispettivamente ai civici 8 e 6 del chemin de Pouillerel, a La Chaux-de-Fonds. Anche queste furono realizzate in collaborazione con Chapallaz e, conformemente a quanto fatto con Villa Fallet, al civico 1, erano ispirate al tema dell’abete stilizzato.
Il rapporto di Le Corbusier con questo periodo sarà controverso.
Da una parte, complice il rapporto culturale intenso con il maestro, Le Corbusier mai sconfesserà questa fase, ricordata in più opere (L’art décoratif d’aujourd’hui e il primo volume di Œuvre complète), dall’altra affermerà in un foglio di note biografiche di ritenersi autodidatta, scrivendo “Autodidatta. Niente scuola”.
1907-1911: i viaggi e gli apprendistati
Dal 1907 al 1911 fece numerosi viaggi in Europa, compresa l’Italia, soggiornando soprattutto a Vienna, poi a Berlino dove conobbe Walter Gropius e Mies van der Rohe. Nello specifico, appena dopo la conclusione del cantiere relativo alla costruzione di Villa Fallet, Le Corbusier va con la sua famiglia a Gruben per trascorrere una vacanza.
L’inizio del viaggio d’istruzione è fatto risalire al 3 settembre del 1907, quando Le Corbusier partì alla volta dell’Italia, quasi col fine unico di studiare le architetture bizantine e gotiche in conformità con la sua tendenza improntata all’Art Nouveau, che di fatto si rifà agli stili del passato. Durante il soggiorno fiorentino, il suo maestro gli farà recapitare l’opera Les Grands Initiés di Edouard Schuré che, assieme ai libri Also sprach Zarathustra e L’Art de demain, rispettivamente di Friedrich Nietzsche e di Henry Provensal, influenzerà il suo modo di pensare.[6] Visitando le principali città italiane ricavò un abbondante quaderno di schizzi delle architetture del passato con a margine di ogni disegno annotazioni e appunti sui materiali, sui colori, sulle forme. Altresì comincerà in quel periodo un importante acquisto di cartoline, fotografie e una consistente scrittura di lettere: tale raccolta, ampliata durante i successivi viaggi, andrà a costituire per l’architetto una sorta di personale archivio da cui attingere per scritti e viaggi una volta rientrato.[6] Ciò gli consente di acquisire un bagaglio culturale che affonda le radici nel passato e di evidenziare la sua passione per l’architettura, nonostante egli non abbia mai compiuto studi regolari in questo ambito. Durante il viaggio in Italia ebbe modo di tracciare schizzi di varie opere, tra le quali: il battistero di Pisa, la Chiesa di Orsanmichele, il Palazzo Ducale di Venezia, la Chiesa di San Vitale.
L’arrivo a Vienna dell’11 novembre segue brevi permanenze a Venezia, Fiume, Budapest: una volta giunto, i genitori gli spediscono sotto suo invito tomi di algebra, edilizia, una monografia su Michelangelo, opera di Hermann Knackfuss, alcune opere di Blanc e di Ruskin. Prende in affitto una camera, alle cui pareti appende delle immagini simboliche del proprio orientamento artistico e culturale: l’Annunciazione e la Crocefissionedi Beato Angelico, la Gioconda e l’Autoritratto di Leonardo da Vinci, il Giorno e gli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo, la Lupa di Siena, il Leone marciano, il Palazzo Ducale, il battistero di Pisa, un panorama fiorentino, il Partenone, la casa di L’Eplattenier e Ruskin. Il periodo viennese è caratterizzato da un eccezionale lavoro sui progetti delle ville Stotzer e Jaquemet; tuttavia tale attività non assorbe tutto il tempo a disposizione dell’architetto, che si reca a concerti, musei e mostre (in particolare a una organizzata da Hagenbund) venendo a contatto coll’ambiente culturale viennese.[6] Sempre a Vienna nasce il suo interesse per l’architettura moderna: si dedica allo studio delle opere di Otto Wagner, Josef Hoffmann, Joseph Maria Olbrich, Julius e Wunibald Deininger, Hans Prutscher, Otto Wagner junior.[6] Nessun contatto culturale ebbe invece coll’opera di Adolf Loos.[6] Nel complesso, come emerge in varie sue lettere, Le Corbusier non apprezzò particolarmente queste tendenze architettoniche; in altre lettere invece sembra affascinato dagli stilemi dell’arte viennese: affermerà in una sua lettera “Vienna mi ha dato una scossa troppo forte.”.[12] Si informa insieme a Perrin circa alcuni corsi tenuti da Hoffmann e Franz Metzner presso la Kunstgewerbeschule e riguardo ad altri tenuti da William Unger presso l’Akademie der bildenden Kuenste, ma non si iscriverà a nessuno di questi per via della cattiva conoscenza della lingua e perché non disponeva di un titolo di studio.[6] Cercherà invece un’occupazione come apprendista presso gli studi di Otto Wagner, Otto Wagner junior, Josef Urban, Deininger, Prutscher e si dedicherà alla scultura nell’Atelier di Karl Stemolak, ove Perrin già stava operando come apprendista.
Dopo la partenza da Vienna, nel dicembre 1907 il suo maestro lo invita a trasferirsi a Dresda; nel febbraio 1908 Chapallaz (con cui aveva già collaborato) gli propone un apprendistato nello studio di Weidelin e Boschoff a Zurigo: nonostante ciò, Le Corbusier, opponendosi al volere del maestro, desidera raggiungere Parigi. Per pianificare il suo viaggio, si rivolge a Gallet, che là aveva molte conoscenze e sarebbe quindi riuscito a trovargli un’occupazione.[13] Alla fine della permanenza viennese, viene portato a conoscenza del Kabarett Fledermaus da Hoffmann, che gli propone di andare a lavorare presso la Wiener Werkstätte: egli rifiuta[6] e si allontana velocemente dalla città. Nonostante la sua fuga rocambolesca, ricorderà sempre con piacere la conoscenza di Hoffmann, che definirà persona con grande capacità di giudizio e simpatia.
La stagione parigina viene inaugurata coll’arrivo del 25 marzo 1908, preceduto da un incontro con Chapallaz volto a discutere sui progetti per le case degli Stotzer e dei Jaquemet.[15] La prima residenza è in rue des Ecoles 9, presto sostituita da una mansarda in quai Saint-Michel; durante questo periodo segue corsi quali quello di storia dell’architettura di Lucien Magne e Paul-Louis Boeswillwad presso la Ecole Nationale Speciale des Beaux-Arts e quello di costruzioni di Paul-Louis Monduit.[15] È straordinario l’interesse per l’architettura da lui manifestato in questo periodo e tradito dalle sue letture (L’Architecture romane e L’Architecture gothique di Edouard Corroyer, L’Art antique de la Perse di Marcel Dieulafoy, L’Architecture gothique di Louis Gonse, Entretiens sur l’Architecture di Eugene Viollet-le-Duc, Histoire de l’Art dans l’Antiquité di Georges Perrot e Charles Chipiez), nel suo frequentare i musei della città e nel suo prendere lezioni settimanali private di matematica dall’ingegner Pages.[15]
Durante la permanenza a Parigi, cerca un impiego presso uno studio d’architettura: dopo esser riuscito ad averlo per pochi giorni da Henri Sauvage e Charles Sarazin, rifiutato da Frantz Jourdain, Charles Plumet e Pierre Paquet, viene assunto verso la fine di giugno solo per mezza giornata presso lo studio della “Entreprise Generale de Travaux Publics & Particuliers. Beton Armé. Perret Freres”, diretto dai fratelli Perret, ossia Auguste, Gustave e Claude, con sede in rue Franklin 25 bis, sotto indicazione di Grasset,[15] che profondamente lo stimava e aveva evidenziato sino dal primo incontro la sua eccezionale propensione all’ascolto.[16] La collaborazione con Perret fa nascere tra i due un rapporto differente da quello usuale tra impiegato e datore di lavoro: ciò causa una modificazione negli interessi architettonici di Le Corbusier, che non è più interessato solo al gotico poiché su quello stile si basa l’elaborazione del liberty, ma anche al classicismo francese e alle altre correnti che avevano interessato la capitale francese tra 800 e 900. Nel 1908 visita la reggia di Versailles e nel 1911 affermerà che “lo spettacolo colossale e inatteso di Versailles” causò “il crollo della sua mitologia ottenebrata e allora regnò la chiarezza classica”.[17] Durante l’apprendistato da Perret Le Corbusier mostra anche una straordinaria ed inedita attenzione per gli aspetti strutturali dell’architettura.
L’attività come architetto
Solo nel 1920 comincia realmente a lavorare come architetto: si dedica alla collaborazione con Auguste Perret, interrotta nel 1922. Apre quindi uno studio a Parigi (Rue de Sèvres al 35), collaborando con il cugino Pierre Jeanneret: questi si dedicherà soprattutto all’amministrazione e alla direzione dei cantieri. Durante la fase di apprendistato lavorò a Berlino e poi a Parigi, dove ebbe modo di approfondire fra l’altro il suo interesse per la pittura moderna. Tiene una mostra con Amédée Ozenfant presso la galleria Druet.
Fonda la rivista d’arte “Avant-garde e L’Esprit Nouveau” assieme con Amédée Ozenfant e Paul Dermée, che usa per promuovere le proprie teorie in fatto d’arte e le proprie iniziative: è in questa occasione che nasce lo pseudonimo Le Corbusier. Quasi subito contrastato dagli accademici per il suo presunto stile rivoluzionario, viene successivamente riconosciuto a livello mondiale, lasciando una traccia profonda nelle moderne concezioni architettoniche ed urbanistiche. Il problema più grande che si pone l’architetto è che da un lato deve organizzare lo spazio urbano, in modo che la città possa accogliere agevolmente le grandi masse di lavoratori di ogni livello sociale, dall’altro lato costruire edifici capaci di rispondere alle esigenze di vita collettiva ed individuale di quelle stesse masse. Inizia delle conferenze in America con la prospettiva di creare anche negli Stati Uniti un’edizione del proprio giornale. Diventa anche consulente artistico del banchiere Raoul La Roche.
Il suo sistema progettuale è improntato dunque all’uso di sistemi razionali, con moduli e forme estremamente semplici, secondo i principi del “Funzionalismo”. Inoltre, molte nuove metodiche per l’ingegneria furono introdotte proprio da Le Corbusier. Il tetto piatto con giardino pensile, ad esempio, rappresenta un suo importante contributo all’architettura: esso è formato da uno spazio, situato su banchi di sabbia, con l’aggiunta di zone verdi poste al di sopra dell’abitazione. Nella sua infaticabile sperimentazione riesce anche a toccare gli estremi opposti in una varietà di linguaggi plastici, come testimoniano le ville La Roche-Jeanneret e Savoye (1929/31), “l’unite d’abitation” di Marsiglia (1947/52), la Cappella di Notre-Dame-Du-Haut sulla sommità di una collina che domina la borgata di Ronchamp (1950/54), il convento dei domenicani La Tourette, La Maison De l’Homme a Zurigo e l’ospedale di Venezia.
Nello stesso anno mostra, al Salon d’Automne, il suo progetto di una Città per Tre Milioni d’Abitanti, che sarà un caposaldo per i futuri studi urbanistici.
L’anno successivo pubblica Verso una Architettura, il libro d’architettura più importante della prima metà del secolo scorso, un esplosivo manifesto in cui sostiene che l’impegno nel rinnovamento dell’architettura può sostituire la rivoluzione politica, realizzando infatti la giustizia sociale. Nel libro tratta di tre dei cinque punti: i pilotis, i tetti-giardino e la finestra a nastro. A questi tre elementi si aggiungeranno qualche anno dopo la facciata libera e la pianta libera. Sono i famosi “cinque punti di una nuova architettura” applicati con intenti teorematici in una delle opere più importanti del razionalismo architettonico, Villa Savoye a Poissy del 1929.
Nel 1927 vinse il primo premio in un concorso internazionale di idee per il progetto del palazzo della Lega delle Nazioni di Ginevra. Il progetto non fu, in realtà, mai realizzato. Nel 1925-29 il suo progetto per il Centrosoyus (Ministero Centrale della Pianificazione Economica) a Mosca fu posto in atto; nel 1932 fu costruito a Parigi il Dormitorio Svizzero della Citè Universitarie. Nel 1936 Le Corbusier progettò la sede del Ministero dell’educazione del Brasile a Rio de Janeiro. Fra i progetti di pianificazione urbanistica elaborati da Le Corbusier meritano di essere ricordati quello di Algeri (iniziato nel 1930), di San Paolo, di Rio de Janeiro, di Buenos Aires, di Barcellona (1933), di Ginevra, di Stoccolma, di Anversa e di Nemour (1934). Un suo progetto per un nuovo museo fu realizzato a Tokyo nel 1929.
In quegli anni, poi, scrisse un importante libro sui problemi connessi alla progettazione della città, La Ville Radiouse, che venne pubblicato nel 1935.
Da non trascurare anche la sua produzione non strettamente architettonica, ma più legata al design. I mobili di Le Corbusier, ad esempio, creati con la collaborazione di P.Jeanneret e C. Perriand, esposti nel 1929 al Salon d’Automne a Parigi, lasciarono perplessi i visitatori, per via del fatto che sembravano voler esaltare un concetto sopra ogni altra considerazione: quello di essere l’espressione concreta della loro stessa funzione. Sosteneva: «Cos’è una seduta, se non un oggetto che assolve il proprio compito accogliendo il corpo umano in una postura semi-eretta?». Il progettista concentra la sua azione sul concetto dell’utile e delle necessità all’uso. Intorno alla struttura più semplice, quella di un tubo metallico eletto a supporto primario dell’oggetto, si organizzano i componenti base di ogni tipo di seduta: la struttura si fa gabbia di contenimento o sistema di appoggio. Questi mobili furono concepiti come degli strumenti idonei ad abitare in modo corretto gli spazi costruiti per l’uomo moderno: ancora oggi, si integrano perfettamente nell’habitat quotidiano, e ciò è dovuto principalmente alla convinzione di Le Corbusier di esprimere nella concretezza dell’oggetto di utilità, il nuovo valore proposto dal binomio forma- funzione. In tal modo l’oggetto, spogliato dell’ornamento, recupera la sua irriducibile intima bellezza, esprimendo la propria natura nell’armonia della nuova forma, semplice ed essenziale.
Nel 1944 ritornò all’atelier di Parigi e nel 1946 si trasferì a New York dove il suo genio innovatore fu definitivamente riconosciuto. In questi anni Le Corbusier ha modo di sviluppare l’idea dell’Unité d’Habitation, sulla quale stava lavorando da circa 15 anni e di iniziare a usare il cemento grezzo nelle sue opere. Questi anni sono però caratterizzati da un grave problema familiare: l’eterna compagna Yvonne, provata dalle difficoltà della guerra e del dopoguerra, vive in uno stato di “disperazione silenziosa”.
Il tradizionale atelier di Parigi sarà in questi anni profondamente rivoluzionato: nell’aprile 1947 fonda l’ATBAT (acronimo per Atelier des Batisseurs), dal quale è escluso il cugino Pierre. In questo ambiente i collaboratori tengono cicli di conferenze dedicate all’opera del Maestro. Una grande rivoluzione avviene quando Le Corbusier, il 18 febbraio 1951, parte per il suo primo viaggio in India come consulente del Governo del Punjab per la realizzazione della nuova capitale. In questa attività è sovente coinvolto il cugino, che seguirà spesso i lavori in loco. Nel 1951 è invitato a un convegno a Milano, evento collaterale della Triennale. Riceve nel 1952 la Legione d’onore nell’occasione dell’inaugurazione della prima Unité d’Habitation, quella di Marsiglia: seguono l’inaugurazione della Cappella di Notre-Dame du Haut e del primo edificio del celebre campidoglio di Chandigarh. Nel periodo antecedente la morte, manifesta lo stress in cui è continuamente immerso con una lettera alla madre: sostiene di non potersi più dedicare alla propria vita a causa degli impegni lavorativi[26]. Nel 1963 gli viene conferita la Laurea Honoris Causa in Architettura da parte dell’Università di Firenze. Nel 1964 Le Corbusier fu incaricato dall’amministrazione di Venezia di curare il progetto del nuovo Ospedale della città. Nei piani dell’amministrazione veneziana il nuovo ospedale sarebbe stata la prima opera veramente importante del dopo guerra e difatti fu inserita nel piano regolatore del 1962 e affidata all’architetto francese dopo due anni. Le Corbusier riguardo a questo progetto che non ha mai visto la luce scrive, “Mi sono messo in testa di occuparmi del nuovo ospedale di Venezia. Un ospedale è una casa dell’uomo, così si presenta il problema”.
Morì il 27 agosto 1965 a Roquebrune, in Costa Azzurra, colpito da crisi cardiaca mentre stava nuotando in mare. Dopo le esequie viene sepolto a fianco alla compagna, già morta nel 1957.
I cinque punti della nuova architettura
Nel suo testo teorico Vers une architecture Le Corbusier aveva enunciato i cinque punti dell’architettura moderna, basati sulla sostituzione dei muri portanti con uno scheletro in cemento armato:
I Pilotis (pilastri) sostituiscono i voluminosi setti in muratura che penetravano fin dentro il terreno, per fungere infine da fondazioni, creando invece dei sostegni molto esili, poggiati su dei plinti, su cui appoggiare poi i solai in calcestruzzo armato. L’edificio è retto così da alti piloni puntiformi, di cemento armato anch’essi, che elevano la costruzione separandola dal terreno e dall’umidità. L’area ora disponibile viene utilizzata come giardino, garage o – se in città – per migliorare la viabilità facendovi passare le strade.
Il Toit terrasse (tetto a terrazza) ha la funzione di restituire all’uomo il suo rapporto con il verde, che non è solo sotto l’edificio ma anche e soprattutto sopra. Tra i giunti delle lastre di copertura viene messo il terreno e vengono seminati erba e piante, che hanno una funzione coibente nei confronti dei piani inferiori e rendono lussureggiante e vivibile il tetto, dove si può realizzare anche una piscina. Il tetto giardino è un concetto realizzabile anche grazie all’uso del calcestruzzo armato: questo materiale rende infatti possibile la costruzione di solai particolarmente resistenti in quanto resiste alla trazione generata dalla flessione delle travi (gravate del peso proprio e di quanto vi viene appoggiato), molto meglio dei precedenti sistemi volti a realizzare piani orizzontali.
Il Plan libre (pianta libera) è resa possibile dalla creazione di uno scheletro portante in cemento armato che elimina la funzione delle murature portanti che “schiavizzavano” la pianta dell’edificio, permettendo all’architetto di costruire l’abitazione in tutta libertà e disponendo le pareti a piacimento.
La Façade libre (facciata libera) è una derivazione anch’essa dello scheletro portante in calcestruzzo armato. Consiste nella libertà di creare facciate non più costituite di murature aventi funzioni strutturali, ma semplicemente da una serie di elementi orizzontali e verticali i cui vuoti possono essere tamponati a piacimento, sia con pareti isolanti che con infissi trasparenti.
La Fenêtre en longueur (o “finestra a nastro”) è un’altra grande innovazione permessa dal calcestruzzo armato. La facciata può infatti ora essere tagliata in tutta la sua lunghezza da una finestra che ne occupa la superficie desiderata, permettendo una straordinaria illuminazione degli interni ed un contatto più diretto con l’esterno.
Questi canoni esposti da Le Corbusier verranno applicati in una delle sue più celebri realizzazioni, la Villa Savoye a Poissy, nei dintorni di Parigi.
Un’architettura a misura d’uomo
Il principale contributo di Le Corbusier all’architettura moderna consiste nell’aver concepito la costruzione di abitazioni ed edifici come fatti per l’uomo e costruiti a misura d’uomo[senza fonte]: “solo l’utente ha la parola”, afferma in Le Modulor, l’opera in cui espone la sua grande teorizzazione (sviluppata durante la II guerra mondiale), il modulor appunto. Il modulor è una scala di grandezze, basata sulla Sezione aurea, riguardo alle proporzioni del corpo umano: queste misure devono essere usate da tutti gli architetti per costruire non solo spazi ma anche ripiani, appoggi, accessi che siano perfettamente in accordo con le misure standard del corpo umano. Albert Einstein elogiò l’intuizione di Le Corbusier affermando, a proposito dei rapporti matematici da lui teorizzati: «È una scala di proporzioni che rende difficile l’errore, facile il suo contrario». La produzione standardizzata, basata su un modulo replicabile all’infinito, è un concetto che domina tutta la produzione di Le Corbusier. Nel 1925 egli, insieme al cugino, in meno di un anno edifica il quartiere Pessac di Bordeaux voluto da Henry Frugès, un industriale che trova in Le Corbusier la sintesi del taylorismo e dell’edificio a misura dell’abitante, dell’utente. Gli edifici di Pessac vengono costruiti a tempo di record poiché la loro pianta si basa su un modulo replicabile: le abitazioni sono costruite allo stesso modo di un’auto in una catena di montaggio. Stessa cosa con le case “Citrohan”, ideate fin dal 1920 ma realizzate compiutamente a Stoccarda nel 1927: s’intuisce l’assonanza con la ‘Citroen’, le case non sono altro che nuove realizzazioni a catena di montaggio. «Occorre creare lo spirito della produzione in serie, lo spirito di costruire case in serie, lo spirito di concepire case in serie», è l’idea di Le Corbusier, già presente nel 1910 con lo studio delle case a “Domino”, basate su una struttura portante su cui può venir costruito qualsiasi edificio. Tra il 1945 e il 1952 Le Corbusier edifica la prima delle sue “Unités d’Habitation”, unità di abitazione, a Marsiglia. Più che semplici abitazioni, si tratta di veri e propri edifici-città. Su diciassette piani costruisce più di trecento appartamenti a ‘tagli’ diversi (singoli, coppie, famiglie da 3, 4, 5, 6 persone), al posto dei corridoi tra gli appartamenti ben sette ‘strade interne’ dove sono presenti negozi di ogni tipo, e il tetto (come già teorizzato in Verso un’architettura) diviene un’immensa piazza-terrazza dove viene restituito il verde tolto dal cemento e una grande piscina. È una città-edificio per il proletariato, dove i bambini possono giocare nel parco sul tetto quando il padre è a lavoro e le madri fanno la spesa nelle strade interne. «Le risorse sensazionali della nostra epoca sono messe a servizio dell’uomo», afferma orgoglioso Le Corbusier, che replica le unités anche a Berlino e in alcune città francesi. L’edificio – è l’idea di Le Corbusier – è una macchina da abitare.
Le utopie urbanistiche
Le ardite teorie architettoniche di Le Corbusier giungono a una loro razionale compiutezza nei suoi avveniristici progetti urbanistici. Già nel 1922, nel presentare al Salon d’Autumne il suo progetto sulla Città per Tre Milioni d’Abitanti, Le Corbusier illustrava i punti principali della sua città modello. Essa si basa essenzialmente su una attenta separazione degli spazi: gli alti grattacieli residenziali sono divisi gli uni dagli altri da ampie strade e lussureggianti giardini. Le Corbusier destina alle grandi arterie viarie il traffico automobilistico privandolo della presenza dei pedoni, garantendo così alte velocità sulle strade. Ai pedoni è restituita la città attraverso percorsi e sentieri tra i giardini e i grandi palazzi. Il grande maestro vuole non solo realizzare la casa secondo i canoni del Le Modulor, ma anche un nuovo ambiente costruito che sia nella sua interezza a misura d’uomo.
Nel 1933 queste sue idee vengono meglio sviluppate nel capolavoro teorico del progetto della Ville Radieuse, «La città di domani, dove sarà ristabilito il rapporto uomo-natura!». Qui si fa più marcata la separazione degli spazi: a nord gli edifici governativi, università, aeroporto e stazione ferroviaria centrale; a sud la zona industriale; al centro, tra i due lati, la zona residenziale. Il centro viene decongestionato dall’odiata giungla d’asfalto e solo il 12% di superficie risulta coperta dagli edifici residenziali, che si sviluppano in altezza destinando al verde tutte le altre zone. La ferrovia circonda ad anello la città, restando in periferia, mentre le arterie viarie hanno uscite direttamente alla base dei grattacieli residenziali dove sono situati i parcheggi; le autostrade sono rialzate rispetto al livello di base dai pilotis; i trasporti urbani si sviluppano in reti metropolitane sotto la superficie
Il grande sogno di poter realizzare la città ideale delle utopie rinascimentali e illuministe si concretizza nel 1951. Il primo ministro indiano, Nehru, chiamò Le Corbusier e suo cugino Pierre per destinare al “più grande architetto del mondo” l’edificazione della capitale del Punjab. Iniziano i lavori per Chandigarh (la “città d’argento”), la cui progettazione è concentrata dalla concretizzazione dell’utopia pionieristica dell’architetto: la divisione degli spazi qui giunge a chiudere definitivamente il divario tra uomo e costruzione e la città segue la pianta di un corpo umano, dato che decide di collocare gli edifici governativi e amministrativi nella testa, le strutture produttive ed industriali nelle viscere, alla periferia del tronco gli edifici residenziali – tutti qui molto bassi – vere e proprie isole autonome immerse nel verde. Si concretizza anche la sua grande innovazione del sistema viario, con la separazione delle strade dedicate ai pedoni e quelle dedicate al solo traffico automobilistico: ogni isolato è circondato da una strada a scorrimento veloce che sbocca nei grandi parcheggi dedicati; un’altra strada risale tutto il ‘corpo’ della città fino al Campidoglio ospitando ai lati gli edifici degli affari; una grande arteria pedonale ha alle sue ali negozi della tradizione indiana, con in più due strade laterali automobilistiche a scorrimento lento; una grande strada, infine, giunge fino a Delhi. La città di Chandigarh fonde tutti gli studi architettonici compiuti da Le Corbusier nei suoi viaggi giovanili per l’Europa e le sue innovazioni del cemento e della città a misura d’uomo. Simbolico il monumento centrale della città, una grande mano tesa verso il cielo, la mano dell’uomo del Modulor, «una mano aperta per ricevere e donare».
Opere
Lo stesso argomento in dettaglio: Opere e progetti di architettura di Le Corbusier.
Nella sua lunghissima carriera, durata – dai primissimi passi della “Villa Fallet” – quasi 60 anni, Le Corbusier realizzò 75 edifici in 12 nazioni, una cinquantina di progetti urbanistici, tra cui il piano di fondazione di una nuova città, Chandigarh la capitale del Punjab in India, centinaia di progetti non realizzati, tra cui due importanti in Italia.
Tra i principali oggetti di design progettati da Le Corbusier vi sono la Poltrona LC2 e la Chaise Lounge LC4.
Scritti
Lo stesso argomento in dettaglio: Scritti di Le Corbusier.
Le Corbusier è stato uno dei maggiori teorici dell’architettura del XX secolo ed ha lasciato un enorme corpus di scritti. Egli infatti pubblicò quasi 54 libri e opuscoli dedicati alle sue idee relative all’architettura, l’urbanistica, il design e l’arte. Tra questi alcuni testi rimangono delle pietre miliari della letteratura disciplinare, diffuse in tutte le maggiori lingue del mondo. Tra tutti si cita Vers une architecture del 1923, che rappresentò una sorta di bibbia per gli architetti del Movimento Moderno.
Tra il 1918 e il 1925, assieme al pittore francese Amédée Ozenfant, Le Corbusier ha enunciato una serie di teorie sul Purismo.
Scrisse inoltre molti articoli su riviste d’architettura e giornali in francese ed in altre lingue, relazioni a convegni. Rimangono, infine, un cospicuo numero di appunti, testi di conferenze e scritti in buona parte pubblicati post mortem, e un’ampia collezione di carnets di schizzi. Egli stesso, assieme al cugino Pierre Jeanneret, aveva curato la pubblicazione della sua opera completa (Oeuvre complete) in otto volumi.
L’attività politica
Negli anni venti del Novecento Le Corbusier militò nel Faisceau, il primo partito fascista francese, assieme all’amico medico Pierre Winter e all’ingegnere e urbanista François de Pierrefeu, la cui militanza proseguirà nei partiti fascisti che seguirono alla dissoluzione del Fasciau, avvenuta nel 1928. I tre si assoceranno con Hubert Lagardelle per creare prima la rivista Plans, dedicata ad argomenti artistici, politici ed architettonici. Il gruppo fonderà anche qualche anno dopo la rivista Prélude.
Le Corbusier opere e progetti famosi
– Piano urbanistico (con P. Jeanneret, E.M. Fry, J.B. Drew); Palazzo di Giustizia, Segretariato e Parlamento, Chandigarh (India), 1951-65
– Museo d’Arte occidentale, Tokyo (Giappone), 1959
– Convento domenicano di La Tourette, Eveux-sur-l’Arbresle, Lione (Francia), 1960
– Cappella di Notre-Dame du Haut, Ronchamp (Francia), 1955
– Case Jaoul, Neuilly (Francia), 1955
– Progetto Obus e piano regolatore (con P. Jeanneret), Algeri (Algeria), 1930-1942
– Centrosoyuz (con P. Jeanneret), Mosca (Russia), 1929-36
– Padiglione svizzero alla Città universitaria (con P. Jeanneret), Parigi (Francia), 1933
– Cité du refuge (con P. Jeanneret), Parigi (Francia), 1933
– Villa Savoye (con P. Jeanneret), Poissy (Francia), 1931
– Villa Stein de Monzie (con P. Jeanneret), Garches (Francia), 1928
– Quartieri Fruges (con P. Jeanneret), Pessac (Francia), 1927
– Due Case nel quartiere Weissenhof (con P. Jeanneret), Stoccarda (Germania), 1927
– Villa Cook (con P. Jeanneret), Boulogne-sur-Seine (Francia), 1926
– Villa La Roche-Jeanneret (con P. Jeanneret), Parigi (Francia), 1925
– Padiglione dell’Esprit Nouveau all’Exposition des Arts Décoratifs e progetto plan Voisin (con P. Jeanneret), Parigi (Francia), 1925
– Progetto di “immeuble-villa” (con P. Jeanneret), 1922
– Casa-atelier Ozenfant (con P. Jeanneret), Parigi (Francia), 1922
– Progetto di casa Citrohan, prima versione (con P. Jeanneret), 1920
– Villa Fallet (con R. Chapallaz), La-Chaux-de-Fond (Svizzera), 1907
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