Se consideriamo una città come un organismo vivente e pulsante in continua metamorfosi, appare ovvio applicare allo studio del tessuto urbano concetti appartenuti in origine alla biologia.
Punto di inizio è certamente il possesso delle informazioni riguardanti i fattori che hanno contribuito allo sviluppo urbano: mappare e rintracciare il codice genetico del territorio vuol dire esplorare le risorse locali, forse mai valorizzate anzi di frequente mortificate.
L’evento che ci occupa è un momento di riflessione sulle parti che compongono una città, sia nella sua fisicità: le periferie, il mare, i luoghi, sia negli aspetti immateriali : l’Uomo e il tessuto sociale multietnico, nella prospettiva dell’attualità ma anche di un futuro non troppo lontano, la città vista come nodo di una rete che si estende a scala globale, però con la caratteristica aggiuntiva di essere un elemento fisico e pulsante.
Cesare De Seta scrive che anche se pervaso dalla tecnica lo spazio urbano è sempre terreno, in pratica sottolinea la solidità strutturale del territorio e quindi la sua capacità di attrarre visitatori/navigatori/finanziatori.
Spetta quindi alle culture locali proporsi come contenuti per il proprio nodo, pena il sostanziale fallimento.
L’interpretazione del territorio è un compito di crescente complessità, poiché ogni uomo costituisce un fattore attivo di modificazione del territorio, sicché l’esigenza di rintracciare informazioni riguardanti aspetti sempre più di dettaglio va a scontrarsi con l’effettiva possibilità e necessità di giungere alla sintesi che si presenta come indispensabile punto di partenza per l’agire successivo. Tale è la metodica prospettata: mettere a punto una terapia che aspiri a governare le situazioni e progettare i tessuti urbani con rispetto alle condizioni sociali sempre più complesse, innestare cellule virtuose in ambienti urbani devastati dalle sovrascritture.
Fonte: http://www.frontiere.eu/il-genoma-urbano-urbagenome/