Il Chicago Auditorium Theater, realizzato a Chicago tra il 1887 e l’89 da Louis Sullivan e Ankmar Adler, è l’edificio più alto e più ampio del suo tempo. Con la sua struttura portante in ferro sostiene 17 piani all’interno dei quali sono un hotel di 400 stanze, 136 uffici e un teatro per 4.300 persone. È stato inaugurato lo stesso anno della Tour Eiffel e, al contrario del simbolo parigino, non mostra all’esterno la sua elegante struttura in ferro ma, per adattarsi al contesto, appare come un edificio tradizionale con facciata portante in arenaria e granito. Al di là dell’apparenza, tuttavia, è decisamente nuovo il modo in cui l’edificio è stato concepito: un teatro d’opera immenso, che da ogni posto offre una visione equivalente e un’acustica tecnicamente perfetta, inglobato in un complesso multiuso capace di maturare reddito sufficiente a sostenerne i costi. Dietro le quinte dell’operazione c’era l’azione organizzata di un gruppo di mecenati di Chicago, animati da reale amore per il teatro d’opera e dal desiderio di condividerlo, rendendolo accessibile al grande pubblico a costi contenuti. La costruzione del complesso permise di sperimentare tecniche innovative nel calcolo strutturale e di promuovere un’azione di mercato e condivisione sociale senza precedenti negli Stati Uniti.
L’impiego dell’acciaio, che ebbe un ruolo determinante per la scuola di Chicago della quale Sullivan fu uno dei maggiori esponenti, consentì di mettere a punto modelli fino a quel momento impensabili, non solo perché superavano il limite strutturale imposto dagli altri materiali, ma anche perché, con discrezione, introducevano nuovi parametri estetici e aprivano nuove prospettive in ambito sociale. Se non si può dire che l’acciaio rappresenti l’immagine del progresso sociale, si può senz’altro dire che nell’evoluzione novecentesca del linguaggio architettonico l’acciaio ha sempre avuto un ruolo determinante.
Anche quando la sua presenza era limitata alle armature del calcestruzzo, era l’acciaio il protagonista e lo dimostrano le sezioni sottili dei setti portanti faccia a vista, presenti in molti edifici dei maestri del Movimento Moderno, che l’abilità del calcolatore rendeva capaci di resistere a sollecitazioni molto diverse senza aumentare la sezione. Con il perfezionamento dei sistemi di calcolo le possibilità espressive dell’acciaio sono diventate illimitate, anche se uno degli esercizi più interessanti resta l’ottimizzazione strutturale che permette di rafforzare il legame tra la forma dello spazio e la struttura che lo definisce.
Anche quando la sua presenza non è immediatamente visibile, come nella scuola di Cesenatico, lo scheletro sottile, interamente realizzato in acciaio e celato all’interno di una pannellatura dalle elevate prestazioni isolanti, si avverte chiaramente. A dichiararlo è la sottigliezza delle membrature in rapporto allo slancio della sezione e quella particolare “leggerezza” che conferisce allo spazio una qualità inconfondibile. All’esterno, l’esilità delle strutture che sostengono il sistema dei frangisole costituisce un elemento fondamentale che permette di “disegnare” con la luce le facciate per renderle più sensibili e capaci di accogliere i bambini e di proteggere i loro giochi all’esterno.
Esempi del passato e del presente che fanno riflettere su come l’acciaio offra sempre nuovi spunti alla ricerca della “leggerezza”, non tanto come mancanza di peso quanto – come diceva Calvino nelle sue considerazioni sul nuovo millennio – come valore universale, perché “il mondo si regge su entità sottilissime …” e l’acciaio ha anche questa inestimabile qualità di resistere diventando invisibile.
Arch. Monica Mazzolani – MTA Associati