“LE CITTÀ DEL FUTURO PROSSIMO” è il tema del VIII Congresso Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori italiani.
In programma dal 5 al 7 luglio 2018 a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica.
Un appuntamento nel corso del quale – a dieci anni dall’ultimo Congresso tenutosi a Palermo – il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori intende offrire un significativo contributo sul futuro dell’abitare, delle città e dei territori, proponendo un paradigma della qualità della vita urbana che sia a misura d’uomo
Il Congresso Nazionale lancerà una serie di proposte per realizzare una politica strategica per le città in modo che esse diventino, sempre più, un luogo desiderabile dove vivere, lavorare, incontrarsi, formarsi, conoscere e divertirsi: un luogo attrattivo, dunque, da tutti i punti di vista.
Dal documento elaborato che verrà presentato a Roma.
“LE CITTÀ DEL FUTURO PROSSIMO”
LA CITTÀ NON DEVE ESSERE IL PROBLEMA MA LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI
ATTRAVERSO UN PROGETTO, UN PROGETTO DI FUTURO
1 – PREMESSA
Il mondo è entrato in una nuova fase di trasformazioni epocali, generata da globalizzazione, digitalizzazione e urbanizzazione che stanno modificando l’economia, la società, il quadro demografico e ambientale.
Il XXI secolo è unanimemente riconosciuto come il secolo del nuovo urbanesimo: le città stanno diventando i veri gangli delle economie, della cultura, della ricerca e stanno assumendo ruoli primari anche nei confronti degli Stati Nazionali e delle relazioni tra questi.
Di fronte allo scenario di grandi trasformazioni (che comportano grandi potenzialità, ma anche grandi rischi di squilibri) nessuna città o territorio del mondo può permettersi di non confrontarsi con questo scenario, non avere una visione del futuro e una strategia di medio periodo sulle azioni da attivare.
Non è un caso che a livello internazionale, negli ultimi dieci anni le “visioni strategiche” di città e territori si siano moltiplicate, sviluppando politiche, progetti, destinando risorse, disegnandone il futuro.
In sintesi, è oggi in atto nel mondo la pianificazione della “città del futuro prossimo”.
2 – UN NUOVO SISTEMA GLOBALE BASATO SULLE CITTÀ
I principali studi sugli attuali e futuri processi di cambiamento di molte città nel mondo, fanno emergere scenari decisamente innovativi. Tra questi, in particolare, oltre ad una chiara visione degli obiettivi strategici proiettati almeno al 2030÷2050 e ad una forte leadership politica e tecnica, la presenza di un quadro istituzionale e di strumenti di pianificazione in grado di rendere possibili interventi complessi, non esclusivamente settoriali, su parti significative del territorio.
Molte di queste condizioni sono difficilmente rintracciabili nella realtà del nostro Paese. In particolare, non si possono non evidenziare le incertezze con cui si è avviata la riforma delle autonomie locali, l’inadeguatezza della legislazione urbanistica, l’assenza di una programmazione pluriennale, di una politica coordinata per le città e di una chiara finalizzazione delle risorse finanziarie pubbliche.
In questo contesto, mentre avanza la rivoluzione tecnologica, nel pieno di un processo di globalizzazione dell’economia, si moltiplicano le analisi che descrivono anche i profondi limiti dello sviluppo e i fattori critici con cui si devono fare i conti: una forte crescita della popolazione mondiale nelle aree del sud e dell’est del mondo, con esiti migratori dalle dimensioni sconosciute nel passato, che guarda alle città e alle economie avanzate; mentre un rapido processo di invecchiamento della popolazione segna alcune delle principali economie avanzate (Giappone e Europa in particolare); l’inquinamento dell’aria e dell’acqua; il nodo dei rifiuti; l’aumento della concorrenza per le risorse scarse; l’aumento delle temperature e il rischio di innalzamento dei mari; il cambiamento nell’intensità delle piogge; l’estinzione delle specie; l’eccesso di pesca che mina l’economia dei mari; la scarsità di acqua e i rischi di desertificazione per alcune parti del mondo; i fenomeni di deforestazione; i processi di polarizzazione sociale sempre più forti; crescenti scenari di instabilità politica in vari territori.
Le dinamiche in atto disegnano uno scenario crescente di rischi sociali su vari piani, primo tra tutti quello dello squilibrio sociale e territoriale; l’esasperata finanziarizzazione dell’economia, la crescita di global companies dalle dimensioni economiche di Stati-Nazione, lo stesso sviluppo delle innovazioni tecnologiche legate al mondo dell’I.C.T., di internet e della digitalizzazione determinano una crescente, squilibrata distribuzione della ricchezza; il modello sociale delle economie avanzate basato su una crescente classe media è entrato in crisi in occidente; la crisi delle ideologie e le crescenti differenze sociali producono reazioni instabili anche all’interno di società stabili; il senso stesso della vita viene messo in discussione da fasce marginali della popolazione più numerose del passato; nuovi modelli di crisi geopolitiche producono da un lato l’esasperarsi del modello terroristico, dall’altro derive populistiche e l’emergere di forti momenti di indecisione politica. Non è certo un caso che proprio il radicarsi di una profonda e generalizzata instabilità sociale, di fenomeni di disoccupazione e sottoccupazione, e il fallimento delle politiche e della governance a livello globale, regionale e nazionale, rispetto all’emergere delle criticità, sono i rischi di maggior livello che il World Economic Forum ha individuato nel Global Risk Report 2017.
Al centro di questo scenario in grande movimento stanno le città: lo dimostra l’eccezionale processo di urbanizzazione che il mondo sta vivendo; lo dimostra il fatto che le città sono destinate a vivere una nuova stagione, che potremmo dire di reinvenzione; lo dimostra il fatto che il World Economic Forum mette tra i principali fattori critici della attuale fase economica anche il fallimento della pianificazione urbana. Ma è proprio sul piano della pianificazione urbana, che sembra emergere nel contesto competitivo internazionale una nuova stagione di pianificazione strategica che si pone come obiettivo disegnare, rispetto alle dinamiche rivoluzionarie in atto, la nuova città, digitale, resiliente, circolare, inclusiva.
3 – NUOVA AGENDA URBANA 2030: GLI STANDARD GLOBALI DELLE CITTÀ’ DEL FUTURO
Mai come in questo secolo le città sono in crescita e assumono sempre maggiore peso in campo politico, culturale ed economico. Proprio per questo loro ruolo trascinante, esse sono il palcoscenico del cambiamento e delle sfide della società contemporanea.
Le città non soltanto crescono a livello demografico, ma assumono sempre maggiore peso in campo politico, culturale ed economico: in Europa, secondo l’ultimo report sulla situazione delle città della commissione europea (E.U., the state of european cities report 2016), esse rappresentano poli di crescita economica e di attrattività per il mercato del lavoro, centri di svago e dell’eduzione e luoghi dell’innovazione e della produzione.
Se le esperienze storiche di riconversione urbana si basavano sul recupero di eredità del passato, oggi il fenomeno della digitalizzazione sta rivoluzionando il concetto di città partendo da un processo opposto, del tutto nuovo: essa è globale, accessibile da tutti e da ovunque, libera spazi, stimola la condivisione e connette cose e persone.
L’immagine statica di città mineralizzata, tramandata attraverso secoli di storia urbana occidentale, viene sovvertita nell’era digitale dai luoghi della sharing society, luoghi della condivisione dove lo spazio pubblico torna ad essere protagonista. Le maggiori città europee stanno creando nuovi quartieri in cui lo spazio pubblico ha un ruolo centrale e declinano in forma olistica i principi di modelli condivisi (smart city, resilient city, green city, ecc.) con l’obiettivo comune di creare città più resilienti, più efficienti, più sane, più sicure e conseguentemente più vivibili.
3.1 – ONU – World population prospects 2017 e Agenda urbana 2030
L’ONU stima in 8,5 miliardi gli abitanti del pianeta nel 2030, in 9,8 miliardi nel 2050 e in 11,2 miliardi nel 2100, con un incremento medio annuo di 83 milioni di individui.
Al momento Cina e India contano rispettivamente 1,4 e 1,3 miliardi di abitanti (19% e 18% della popolazione mondiale). Si prevede che nel giro di 7 anni la popolazione indiana supererà quella cinese.
Tra i 10 Paesi più popolosi del mondo è la Nigeria, attualmente settima, a crescere più rapidamente.
Negli ultimi anni la fecondità è diminuita in quasi tutte le regioni del mondo. In Africa il tasso è sceso dalle 5,1 nascite per donna del periodo 2000-2005 alle 4,7 nascite del periodo 2010-2015. La popolazione mondiale è sempre più vecchia. Rispetto al 2017 si prevede un raddoppiamento del numero di persone con più di 60 anni entro il 2050 (dal 962 milioni nel 2017, a 2,1 miliardi nel 2050 a 3,1 miliardi nel 2100), con un miglioramento delle aspettative di vita: da 65 anni per gli uomini e 69 per le donne nel periodo 2000-2005 a 69 anni (uomini) e 75 anni (donne) nel periodo 2010-2015.
Il tema della crescita demografica è legato a quello dello sviluppo economico e sociale del pianeta, affrontato dall’ONU con la definizione degli obiettivi di sviluppo sostenibile sottoscritti nel settembre 2015 dai leader di 193 nazioni del mondo, riguardanti i problemi ambientali tanto quanto quelli sociali ed economici. Si tratta di 17 obiettivi e 169 target specifici, molti dei quali sono formulati con una precisa forma numerica e associati a indicatori da raggiungere entro il 2030 per consentire una loro verifica puntuale.
Gli impegni per lo sviluppo urbano sostenibile dell’agenda urbana 2030, ruotano attorno alle tre componenti dello sviluppo sostenibile: sociale, economico, ambientale.
Inclusione sociale
L’agenda riafferma l’impegno a non lasciare indietro nessuno e a promuovere la condivisione delle possibilità e dei vantaggi che l’urbanizzazione è in grado di offrire, consentendo a tutti gli abitanti della terra di condurre una vita dignitosa e gratificante.
Sostenibilità economica
Sotto il profilo della sostenibilità economica, l’agenda afferma l’impegno ad assicurare la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti, quali elementi chiave dello sviluppo urbano e territoriale sostenibile.
Sostenibilità ambientale
Le città e gli insediamenti umani sono particolarmente esposti alle minacce senza precedenti di modelli di consumo e di produzione diventati insostenibili, della perdita di biodiversità, della pressione sugli ecosistemi, dell’inquinamento, delle catastrofi naturali e artificiali, nonché dei rischi connessi ai cambiamenti climatici. La nuova agenda urbana prevede impegni per la gestione sostenibile delle risorse naturali nelle città e negli insediamenti umani, in modo da proteggere e migliorare l’ecosistema urbano e i servizi ambientali, ridurre le emissioni di gas serra e l’inquinamento atmosferico, e promuovere la riduzione dal rischio di catastrofi provocate da rischi naturali e artificiali, attraverso soprattutto la pianificazione urbana e territoriale, le infrastrutture e i servizi di base.
Il “World population prospects 2017” dell’ONU presenta un quadro globale difficile per l’agenda urbana 2030: la concentrazione della crescita demografica nei paesi più poveri sfida molti obiettivi di sviluppo sostenibile, primi fra tutti quelli relativi a povertà e fame, educazione e riduzione delle disuguaglianze. Anche l’invecchiamento della popolazione può avere profondi effetti sulle società, ponendo pressioni fiscali e politiche su questioni quali l’assistenza sanitaria, le pensioni e i sistemi di protezione sociale.
3.2 – Patto di Amsterdam – agenda urbana dell’U.E.
L’agenda urbana per l’Unione Europea, adottata il 30 maggio 2016 e meglio conosciuta come “Patto di Amsterdam” è l’attuazione a livello europeo dei principi, degli impegni e delle azioni previsti dalla nuova agenda urbana dell’ONU.
Le due agende urbane, quella dell’ONU e quella dell’E.U., condividono, infatti, l’identica visione di uno sviluppo equilibrato, sostenibile e integrato delle nostre città.
Più del 70% dei cittadini europei vive in aree urbane: secondo le proiezioni dell’ONU, entro il 2050, questa percentuale è destinata a salire all’80%. Oggi nelle aree urbane si concentra il 73% dei posti di lavoro dell’U.E. e l’80% dei laureati con un’età tra i 24 e i 64 anni. La crescita delle aree urbane, dunque, sarà la dinamica che avrà l’impatto più importante sullo sviluppo sostenibile dell’Europa e sui cittadini europei. Con i suoi 12 temi prioritari e i relativi piani d’azione, la nuova agenda urbana per l’U.E. intende coinvolgere le città interessate – ma anche le imprese, le ONG e i rappresentanti degli stati membri e delle istituzioni dell’U.E. – in un nuovo percorso di partecipazione politica, di realizzazione di nuovi progetti e diffusione di buone pratiche.
3.3 – Davos Declaration 2018
Il 21 e il 22 gennaio 2018 i ministri della cultura europei si sono incontrati a Davos, su invito del presidente della Confederazione Elvetica
Alain Berset. Tema dell’incontro è stato “Verso una Baukultur di alta qualità per l’Europa”
Con il termine “Baukultur” si intende ogni attività umana tesa a trasformare l’ambiente costruito, includendo anche elementi progettati ed
edificati all’interno dell’ambiente naturale. La Baukultur vede le costruzioni e le infrastrutture esistenti, le creazioni architettoniche
contemporanee e i monumenti del patrimonio culturale, gli spazi pubblici e i paesaggi come un’unica entità, e si riferisce tanto a specifici
metodi costruttivi che a sviluppi urbani di ampia scala, tanto ai mestieri tradizionali e alle competenze locali che alle tecniche innovative.
Alla vigilia dell’incontro annuale del World Economic Forum (WEF) i ministri dei Paesi che hanno aderito alla Convenzione culturale europea hanno adottato una Dichiarazione congiunta che indica la necessità di radicare a livello politico e strategico una Baukultur di alta qualità in Europa.
Una Baukultur di alta qualità si esprime nell’applicazione di un design consapevole e di alta qualità a tutte le attività che hanno impatto
sulla costruzione e sul paesaggio, assicurando che i valori culturali siano al centro e che vengano soddisfatte le esigenze sociali e culturali
delle persone, mirando a migliorare la qualità della vita, il benessere, la coesione sociale e l’integrazione sociale. Una Baukultur di alta qualità crea le condizioni per generare valore aggiunto anche dal punto di vista economico.
La Dichiarazione di Davos mette in risalto il ruolo centrale della cultura per la qualità dello spazio di vita delle persone: ricorda che costruire
è un atto culturale che contribuisce a perseguire il bene comune e spiega che non può esservi uno sviluppo democratico, pacifico e sostenibile se la cultura non è posta al centro.
Con la Dichiarazione di Davos i ministri si impegnano a includere la visione di una Baukultur di alta qualità fra gli obiettivi politici chiave, a promuoverne i principi presso gli altri membri del Governo, i portatori di interesse e tutto il pubblico, a spingere stakeholders pubblici e
privati a riconoscerne l’impatto benefico per la società prendendo atto delle proprie responsabilità nel contribuire alla sua realizzazione.
3.4 – European Green Capitals
Il titolo di Capitale Verde d’Europa viene riconosciuto annualmente a quella città che si distingue nell’applicazione di dodici indicatori che esemplificano i caratteri socio-ecologici ritenuti più significativi dalla cultura urbana europea attuale.
Tra i principali indicatori, che riprendono in parte quelli proposti dalla Terza Conferenza Europea
sulle Città Sostenibili (Hannover, 2000), vi sono quelli relativi alle azioni finalizzate alla riduzione delle emissioni climalteranti e all’adattamento ai cambiamenti climatici in atto, al potenziamento del sistema del verde, alla tutela della biodiversità e all’uso sostenibile del territorio, alla mobilità sostenibile, alla qualità dell’aria e dell’ambiente acustico, alla gestione delle risorse idriche e al trattamento delle acque reflue, alla gestione dei rifiuti, al rendimento energetico, all’eco-innovazione e all’occupazione connessa alla green economy, alla gestione ambientale integrata effettuata attraverso forme di partenariato tra autorità locali, cittadini e imprese.
L’utilizzo di indicatori consente un confronto più oggettivo degli obiettivi e dei risultati conseguiti dalle diverse realtà locali, ed è uno strumento utile per evidenziare le dinamiche in atto, per fornire un supporto ai processi decisionali, per comprendere le correlazioni tra le diverse politiche settoriali e tra i problemi locali e quelli globali, per rendere più semplice la comprensione, la comunicazione e la verifica da parte dei cittadini delle strategie poste in atto dalla propria amministrazione.
Vi sono alcuni aspetti ricorrenti in tutte le esperienze, anche se ogni città ha evidentemente ricercato soluzioni originali connaturate alle proprie specificità e, pur affrontando con una visione olistica ogni intervento settoriale, ha privilegiato soprattutto alcune delle tematiche che possono contribuire alla transizione ecologica della comunità residente.
_ Visione strategica e indirizzi di rigenerazione
una città deve elaborare una propria visione di città futura e propri obiettivi di trasformazione e rigenerazione urbana confrontandosi con il territorio, la storia e l’identità sociale e culturale.
Non esistono ovviamente soluzioni universalmente valide, tuttavia è possibile cogliere nei casi esaminati nelle European Green Capitals alcune analogie nelle tematiche affrontate e nelle finalità perseguite, come il costante riferimento a una scala di pianificazione e di programmazione più estesa rispetto a quella comunale
_ Infrastrutture verdi e agricoltura urbana
Fattore essenziale per ogni progetto di rigenerazione urbana è il potenziamento delle aree verdi.
In molti casi la progettazione di un’organica rete di aree protette naturali diviene l’occasione per ricostruire un’immagine unitaria in contesti urbani frammentati e privi di identità.
_ Spazio pubblico e forma urbana
Principale fattore trainante dei diversi programmi di rigenerazione urbana è quasi sempre la creazione e/o la riqualificazione della trama degli spazi pubblici e l’inserimento in una organica rete di percorsi pedonali e ciclabili.
La definizione di un morfologia urbana chiaramente leggibile e la definizione di alcune regole compositive essenziali contribuiscono a dare forma a una costante diversità tipologica e architettonica dei singoli interventi edilizi.
Innovazione e qualità degli spazi urbani e verdi sono elemento trainante della qualità del vivere la città, sia dal punto di vista turistico che del valore e dell’appeal immobiliare.
_ Pianificazione urbana, norme e progettazione architettonica
Nell’esperienza delle European Green Capitals e nella generalità di casi si riscontra una sostanziale coerenza tra gli strumenti della pianificazione territoriale e urbana e l’elaborazione ed esecuzione dei progetti, che non richiedono “deroghe” rispetto agli strumenti sovra-ordinati ma piuttosto ne precisano e arricchiscono i contenuti, talvolta anche in forma sperimentale, al fine di definire regole e norme più aggiornate e innovative.
Ciò trova spiegazione nella relativa snellezza delle procedure e flessibilità degli strumenti della pianificazione che determinano le finalità generali, le invarianti e le matrici di riferimento per i piani attuativi e per i progetti, lasciando ampi margini di libertà compositiva nella fase esecutiva.
_ Rigenerazione delle periferie ed inclusione sociale
Una delle condizioni essenziali per favorire la qualità urbana e la vivibilità dei quartieri interessati da processi di rigenerazione urbana è la compresenza di famiglie con caratteristiche reddituali, sociali ed etniche differenziate, contrastando i fenomeni di segregazione spaziale ed emarginazione sociale, favorendo l’inclusione di giovani coppie.
_Trasporti locali e mobilità sostenibile
Comune a tutte le città impegnate in un processo di riconversione ecologica è il ruolo fondamentale assegnato alle politiche della mobilità.
Trasporto pubblico e “mobilità dolce” risultano infatti fattori essenziali per la riduzione dei consumi energetici, l’accessibilità ai servizi urbani e territoriali, la riduzione del rumore e dell’inquinamento, per far si che strade e piazze riacquistino quella pluralità di funzioni che le caratterizzava in anni passati.
_ Politiche di governance
Condizione essenziale per il conseguimento degli obiettivi di trasformazione urbana e di rigenerazione sociale è che alla leadership politica si affianchino alla Pubblica Amministrazione efficienti strutture di ricerca quali ad esempio le Università, animate da uno spirito innovativo e “imprenditoriale”, disposte a sperimentare soluzioni non tradizionali.
_ Cultura, partecipazione, innovazione e green economy
Un ruolo fondamentale è svolto dalla partecipazione attiva dei cittadini e dal coinvolgimento di importanti stakeholder.
Il concetto di partecipazione, soprattutto in realtà urbane caratterizzate da un’accentuata frammentazione insediativa e da un mosaico di minoranze difficilmente componibile in un equilibrio, esprime il convincimento che i prodotti collettivi dell’insediamento umano nello spazio (città, villaggi, quartieri, vicinati, paesaggi, territori, ambienti) siano costruiti (o debbano essere costruiti) attraverso la mobilitazione delle energie individuali e collettive, attraverso la messa in cantiere, in tutte le forme possibili, del margine creativo
di innovazione degli abitanti e delle comunità,
Per attrarre scienziati, ricercatori, imprenditori, ingegneri, designer e artisti, le città devono reinventare (o attualizzare) la propria identità e accrescere la propria visibilità a livello internazionale, incrementando e specializzando soprattutto le proprie istituzioni e le proprie attività culturali, così come la qualità dell’abitare e degli stili di vita cha la caratterizzano e la distinguono dagli altri.
Cultura e pensiero artistico plasmano il modo di vivere, le relazioni e le abitudini di consumo degli abitanti, ma sono anche fattori essenziali per la ricerca e la sperimentazione di soluzioni originali e per conferire un valore aggiunto di natura simbolica a qualsiasi prodotto o servizio.
4 – UNA NUOVA LETTURA DELLA CRISI ITALIANA
In un quadro internazionale dove è chiaro il ruolo della qualità dello spazio costruito, delle città con le loro potenzialità e dove quindi, si sottoscrivono Documenti di Indirizzo quali quelli riportati ai paragrafi precedenti, l’Italia, luogo Icona dell’urbanità, sembra giocare in rimessa.
La crisi italiana che si è palesata dal 2008, ha radici negli anni precedenti, specie per quanto attiene ai sistemi urbani e territoriali in generale e alla filiera delle costruzioni nello specifico.
Dopo decenni di espansione urbana (dovuta a grande produzione di manufatti edilizi ma non a pari ammodernamento infrastrutturale) che ha accompagnato la fase economica espansiva, l’ltalia, si è ritrovata con agglomerati urbani caratterizzati da:
– uno straordinario surplus di offerta immobiliare, non più assorbibile dal mercato, non solo perché in fase economica recessiva, ma perché influenzato anche dai fenomeni richiamati ai precedenti paragrafi;
– parte consistente del tessuto produttivo, cresciuto ai margini dei tessuti urbani non più utilizzabile a causa delle mutate condizioni economiche;
– un sistema infrastrutturale sostanzialmente meno evoluto rispetto a quelli di altri Paesi Europei.
In particolare, fattori di debolezza, peculiari italiani sono:
– l’invecchiamento della popolazione e conseguente contrazione demografica;
– la scarsità di appeal delle nostre città quali luogo di ricerca e innovazione (basti ricordare che il nostro Paese è soggetto a flussi immigratori costituiti da persone a bassa scolarizzazione e flussi migratori costituiti da persone altamente scolarizzate)
– l’arretratezza infrastrutturale;
– Una accresciuta sensibilità ambientale che ha portato gradualmente ad aumentare i livelli vincolistici, riducendo le possibilità edificiatorie in aree non urbanizzate ma senza una pari elaborazione di concreti meccanismi che rendano percorribile la auspicata rigenerazione delle aree urbane degradate o delle aree produttive dismesse;
– Politiche di rinnovo urbano sempre più deboli, che partendo dall’uso di strumenti miranti a incidere su porzioni di città (PRUST, PUT, PATTI DI QUARTIERE etc) si è via via ridotta a mere agevolazioni fiscali per interventi focalizzati sui singoli manufatti edilizi (ECOBONUS, PIANO CASA, AGEVOLAZIONI PER FOTOVOLTAICO etc)
– eccessiva dispersione delle competenze legislative e operative nazionali sulla specifica materia del governo e delle trasformazioni territoriali, che costituisce uno dei principali punti di criticità sotto il profilo dei necessari requisiti di funzionalità, di efficacia e dei possibili benefici per il territorio;
– politiche di rigenerazione urbana gravate conseguentemente da eccessivi pesi di natura procedurale, da conflitti di competenze e di attribuzioni tra diversi livelli di amministrazione e da diversi comparti dello Stato, da dispersioni che rendono gli interventi sulle città tendenzialmente episodici, non inseriti in una cornice normativa e di principi omogenea e di facile utilizzo e, soprattutto, nella maggior parte dei casi, senza un impianto di visione strategica su tutto l’organismo urbano.
Le possibilità di un’inversione di tendenza che comportino il ritorno a previsioni di crescita generate da una economia urbana necessitano di una profonda riconfigurazione degli ambiti della pianificazione urbana, sviluppando in forma integrata:
• i piani per la resilienza al cambiamento climatico e per la riduzione dell’inquinamento;
• i piani per la città digitale, per la smart city, per l’innovazione;
• i piani infrastrutturali che riguardano reti ed edifici, rigenerazione e trasformazione urbana, riqualificazione e nuove costruzioni, necessari allo sviluppo della città e alla crescita demografica,
Occorre acquisire cioè la consapevolezza che i meccanismi di rigenerazione urbana non possono essere meri progetti e conseguenti realizzazioni di opere a se stanti, ma processi complessi che non possono prescindere da integrazione di più livelli di attori, competenze e condivisioni.
5 – CRITICITÀ DEL CONTESTO NORMATIVO
Il nostro sistema Normativo è nato per regolare l’espansione delle città ma non è adatto a gestire l’attuale fase né la prossima, ancor più incentrata sulla Rigenerazione dell’esistente e sulla necessità di relazionare Natura (soprattutto Natura che cambia) e aree insediate.
L’attuale Contesto Normativo è essenzialmente diviso in vari ASSI, che, derivando da Ministeri e Riferimenti Normativi diversi, hanno percorsi e scopi spesso impermeabili reciprocamente, pur operando sullo stesso territorio.
URBANISTICA (o GOVERNO DEL TERRITORIO)
Con la modifica al Titolo V, operata all’inizio degli anni 2000, l’articolo 117 della Costituzione ha inserito fra le materie di legislazione concorrente (ovvero co-gestite dall’Amministrazione Centrale e da quelle Regionali) il “Governo del Territorio”, eliminando la voce “urbanistica”, di cui al precedente testo dell’articolo 117.
L’esito del Referendum popolare del dicembre 2016 ha confermato tale impostazione.
In conseguenza di ciò, fermo restando il riferimento obbligatorio a Leggi Nazionali ormai desuete tra le quali per brevità qui si richiamano la L. 1150/42 e D.M. 1444/68, le Regioni Italiane hanno variamente legiferato stabilendo vari assetti locali della materia. Nel complesso, con l’eccezione recentissima della Regione Emilia Romagna, tutte le Leggi Regionali rappresentano evoluzioni dell’impianto pianificatorio della L. 1150/42 basato ancora su una zonizzazione del territorio che ne definisce usi e modalità di intervento.
AMBIENTE
Tutto quello che attiene all’ambiente afferisce a quello che oggi si chiama Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare. Il T.U. n152/2006 è il codice che definisce lo scopo, le procedure, i contenuti dei Piani Ambientali, essenzialmente Valutazioni Ambientali Strategiche (V.A.S.) e Valutazioni di Impatto Ambientale (V.I.A.) e il sistema locale di controllo ambientale gestito dalle Agenzie Regionali per l’Ambiente e dai vari dipartimenti Regionali.
TUTELA DEL PAESAGGIO
Dopo le Leggi di Tutela dei Beni Monumentali (La 1089/39) e quella di Protezione delle Bellezze Naturali (L. 1497/39) si è arrivati al cosiddetto T.U. Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42).
Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con il T.U. stabilisce l’organizzazione del sistema delle Soprintendenze (recentemente oggetto di un nuovo assetto), la Disciplina dei contenuti e le procedure relative agli Strumenti di Tutela Paesaggistica, Strumenti che rimangono scarsamente coordinati con gli altri Strumenti di Programmazione/Pianificazione.
INFRASTRUTTURE
Tutto quanto attiene l’infrastrutturazione del Paese (trasporti terrestri, marittimi e aerei) è gestito dalla programmazione strategica e economica del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, coadiuvato dalle Regioni per quanto attiene al Trasporto locale.
POLITICHE ABITATIVE E SISTEMA PROCEDURALE PER GLI INTERVENTI EDILIZI
Le politiche abitative (finanziamenti e sistemi di sgravi fiscali) sono gestite dallo stesso Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il sistema regolativo e autorizzativo in campo edilizio è invece distribuito tra vari soggetti:
– Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
– Ministro della Semplificazione e la Pubblica Amministrazione
– Ministero per la Coesione e il Mezzogiorno
– Regioni
– Comuni
Esiste poi un dedalo di Normative specifiche derivanti da molteplici soggetti (Ministero dell’Agricoltura, Ministero della Salute, Ministero della Difesa, etc)
6 – NECESSITÀ DI MAGGIORE INTEGRAZIONE NEL SISTEMA NORMATIVO,
CONDIZIONE ESSENZIALE PER ATTUARE LA RIGENERAZIONE URBANA
Rigenerare l’esistente (siano aree urbane degradate, produttive dismesse, militari da riconvertire o altro) richiede processi più complessi che realizzare interventi su suolo inedificato ed essenzialmente costa più che consumare nuovo suolo.
La rigenerazione pone quindi un problema di coinvolgimento sociale e sostenibilità anche economica degli interventi (ancor più sulle aree con necessità di bonifica preventiva). È necessario conseguentemente definire criteri di premialità procedurali, finanziari e fiscali da associare ai processi di rigenerazione urbana rapportati ai benefici di tipo sociale, ambientale, culturale ed economico che i suddetti processi sono in grado di produrre, affinché “rigenerare” diventi più conveniente che “consumare”.
È necessario mutare radicalmente l’approccio al tema della trasformazione della città, integrando la tradizionale visione prettamente urbanistico-edilizia con una progettualità interdisciplinare e coordinata che tenga conto delle diversificate evoluzioni e interazioni delle conoscenze.
Trattasi di processi complessi che richiedono un approccio olistico, essendo in essi coinvolti numerosi soggetti pubblici con competenze dirette o indirette sia sulla definizione e applicazione delle norme di Governo del Territorio (urbanistica, tutela del paesaggio, ambiente, edilizia, infrastrutture), sia sulla programmazione e controllo dello sviluppo sociale ed economico dello stesso.
C’è quindi necessità di definire un nuovo COORDINAMENTO, nuovo STRUMENTO DI AZIONE per incentivare la rigenerazione urbana nelle aree ritenute strategiche che preveda una chiara definizione degli obiettivi pubblici della rigenerazione urbana, misurabili anche in termini di risultati sul piano sociale (servizi, posti di lavoro, housing sociale), economico (generazione di economie di scala di interesse collettivo), ambientale (miglioramento delle condizioni di partenza) e culturale (paesaggio, identità, cultura e pensiero artistico plasmano il modo di vivere, le relazioni e le abitudini di consumo degli abitanti).
Negli ultimi anni, a livello internazionale, l’elenco delle città che disegnano il loro futuro a 15, 20, 30 anni si è enormemente allungato.
Le VISIONI derivano dalla consapevolezza che è in atto una selezione tra città che sono in grado di offrire qualità della vita e lavoro e per questo attirano popolazione e giovani e città che perdono peso e ruolo.
Opportunità economiche, qualità del funzionamento urbano, qualità della vita sono gli esiti di un processo di innovazione competitivo fatto di scelte di nuove politiche, di nuovi modelli organizzativi, che necessitano di nuovi investimenti, strutturali e non straordinari, indispensabili per il cambiamento epocale in atto.
È in questo contesto che diventa di fondamentale importanza pianificare lo sviluppo, avviare politiche di investimento e trasformazione in termini di VISION del futuro.
Portare al centro della pianificazione la rigenerazione, quindi, comporta la ineludibile necessità di un nuovo quadro legislativo incentrato su norme programmatorie che consentano di superare l’attuale approccio di tipo prettamente urbanistico-edilizio incentrato sulle zone territoriali omogenee dell’ancora vigente D.M. 1444/1968, in grado di costruire strumenti di aggregazione capaci di coinvolgere soggetti diversi, pubblici e privati.
7 – L’INTELLIGENZA COLLETTIVA
Il principio della partecipazione degli attori della rigenerazione sancito dalle vigenti legislazioni urbanistiche regionali viene spesso acquisito in linea teorica e formale, generalmente con scarsi risultati concreti.
Al contrario, nelle molte esperienze europee, individuate unanimemente come BUONE PRATICHE, la partecipazione attiva dei cittadini e il coinvolgimento di importanti stakeholder hanno svolto un ruolo di fondamentale importanza.
Il problema di identificazione della partecipazione può essere risolto mediante nuove forme incentrate sui seguenti criteri:
− al centro di ogni progetto di rigenerazione anche economica delle città devono essere poste le persone;
− coinvolgimento di tutti i possibili protagonisti (istituzioni, professionisti, operatori economici, residenti, utenti, associazioni interessate, …) ai fini dell’identificazione delle “domande di futuro”, attraverso le quali e alle relative risposte, elaborare da parte della politica le “visioni per l’avvenire”.
In un mondo complesso, nessuno può avere risposte adeguate su ogni argomento. Occorre quindi puntare sull’intelligenza collettiva, scongiurando in tal modo i possibili stravolgimenti che non infrequentemente caratterizzano i cambiamenti politici delle pubbliche amministrazioni;
− integrazione in tutti i ruoli di tutte le diverse competenze che concorrono alla definizione del progetto di rigenerazione;
− formazione della P.A. ai fini del miglioramento dell’interazione con gli operatori economici e sociali cui va riconosciuto un ruolo primario nelle trasformazioni urbane e edilizie.
8 – LA DIMENSIONE UMANA
Dopo aver trascurato per anni la dimensione umana, adesso, all’inizio del XXI secolo, cresce l’urgenza e la volontà di riportare le persone al centro del progetto di rigenerazione urbana, per le quali il desiderio generale primario è rappresentato dall’obiettivo di vivere in città vitali, sicure, sostenibili e sane.
Al legislatore spetta il compito di portare al centro del progetto di rigenerazione questi obiettivi, tenendo ben presente che una città che invita le persone a camminare deve, per definizione, avere una struttura ragionevolmente compatta che permetta tragitti pedonali brevi, percorsi piacevoli e una variazione di funzioni sociali e ricreative. Questi elementi aumentano l’attività e la sensazione di sicurezza all’interno e intorno agli spazi urbani.
“Assistiamo ad un rapido aumento dei problemi di salute pubblica perché ampi segmenti della forza lavoro sono sedentari e utilizzano l’auto come unico mezzo di trasporto. Un invito incondizionato a camminare e andare in bicicletta come elemento naturale e inscindibile della vita di tutti i giorni deve essere parte non negoziabile di una coerente politica sanitaria. La bicicletta può diventare il mezzo di trasporto comune per spostarsi in città. È più veloce ed economico di altri possibili mezzi, fa bene all’ambiente e alla salute delle persone e conseguentemente all’economia” (Jan Gehl).
9 – FINALITÀ DEL CONGRESSO
Partendo dalla conclamata importanza delle città (e dei Territori) nella trasformazione sociale ed economica indotta dalle nuove sensibilità verso l’ambiente, dalla digitalizzazione e dai cambiamenti già in atto nella società avanzata, la Comunità Italiana degli Architetti intende promuovere un serio dibattito sulla città del futuro al fine di individuare quelle proposte che si riterranno più efficaci per stimolarne l’attuazione.
Tutto ciò, nella consapevolezza che in Italia:
– la rigenerazione urbana è entrata nel dibattito pubblico con anni di ritardo rispetto a tanti paesi e molte delle condizioni che hanno concorso al successo del processo di riconversione ecologica di numerose città in Europa e nel mondo sono difficilmente rintracciabili nella realtà del nostro Paese;
– è mancata e purtroppo continua a mancare una strategia nazionale con principi chiari, unitari e olistici in grado di indirizzare e promuovere modalità di intervento strutturali e non straordinarie;
– al contrario sono state prodotte nel nostro Paese, nella maggior parte dei casi, un insieme di iniziative scollegate, settoriali, non sempre coerenti per le quali si è spesso parlato impropriamente di rigenerazione urbana, certamente non comparabile al quadro delle politiche di livello internazionale, acclarato che in Italia il tema della rigenerazione urbana è ancora prevalentemente incentrato sull’intervento straordinario e settoriale sulle periferie;
il Congresso ha lo scopo di offrire un significativo contributo all’accelerazione del dibattito nazionale e internazionale tra i diversi attori delle trasformazioni del territorio per fare germogliare, con estrema urgenza, un nuovo paradigma della qualità della vita urbana, affinché la città diventi sempre più un luogo desiderabile dove vivere, lavorare, incontrarsi, formarsi, conoscere e divertirsi; luogo attrattivo per gli investimenti, per i giovani, per i ricercatori e i professionisti di talento.
Una città che sia luogo accogliente per una comunità capace di ripensare al modello di vita urbano, capace di “generare valore” dai propri capitali territoriali, culturali, sociali e relazionali, inseriti in un più ampio progetto di riconversione economica e miglioramento della qualità della vita.
10 – UN PIANO D’AZIONE NAZIONALE PER LE CITTÀ SOSTENIBILI ECO CITTÀ DEL XXI SECOLO
(i temi sotto elencati sono in fase di approfondimento in collaborazione con CRESME srl)
10.2 Scenario urbano internazionale:
– Tendenze mondiali (Africa in particolare) e Europee (aspetti sociali, demografici e economici);
– Tendenze sul governo del territorio in Europa
10.2 Scenario urbano nazionale:
– Lo stato delle città italiane e i territori extraurbani (aspetti sociali, demografici e economici);
– Il punto sul patrimonio edilizio che costituisce le ns città;
– Confronto tra patrimonio edilizio/urbano e le comunità che lo usano;
– Il punto sulle regole che governano le ns città;
– Il punto su chi ha costruito i ns territori e le città (tema propedeutico per le problematiche che affliggono il nostro patrimonio);
– Il punto sulle dinamiche lavorative (ruoli, organizzazioni, interferenze, prospettive).
– Il punto sul ruolo identitario e inclusivo dei nostri territori
– Il mondo dell’edilizia residenziale pubblica o sociale
10.3 Sistemi di trasformazione urbana:
– Le filiere operative:
a. quale ruolo hanno amministrazioni centrali, locali ed enti ad esse collegati, sistema creditizio, grandi gruppi immobiliari, università, privati, professionisti, associazioni di cittadini, costruttori?
b. quali gli strumenti?
c. quali i processi finanziari di successo e insuccesso? Quanti soldi sono stati erogati? E per fare cosa? Che processi hanno innescato?
d. quali i coordinamenti e le sovrapposizioni?
e. quali i punti deboli delle filiere?
– Le trasformazioni edilizie:
a. focus sugli effetti di Piano casa, Ecobonus, Sismabonus, Casa Italia, Italia Sicura etc.
– Le trasformazioni urbane:
a. focus sugli strumenti di pianificazione/programmazione fin qui usati;
b. sistemi finanziari applicati al mercato immobiliare pubblico e privato;
c. il mercato delle grandi fiere internazionali;
d. le politiche immobiliari dei grandi patrimoni;
e. sistemi innovativi già presenti.
10.4 Rigenerazione urbana – nuove strategie e proposte:
– scenari urbani del prossimo futuro;
– scenari nazionali e internazionali –possibili contributi di esperti di cultura/arte/ scienza – demografia/economia / mercati;
– verso nuove visioni e nuove regole;
– casi campione europei;
– casi campione italiani (Milano, Salerno, sistema tranviario Firenze e Palermo, bicipolitana di Pesaro, Torino (spina centrale), Favara, altre esperienze?;
– le nuove funzioni e nuovi bisogni
– In Italia quante opere sono state finanziate corredate dai programmi di gestione?
– Quante le opere realizzate e corredate di appropriate previsioni di utilizzo?
10.5 Governo del territorio – nuove strategie e proposte:
Riprendendo il MANIFESTO DI TARANTO (CNAPPC 2015) si formulano i seguenti Principi Irrinunciabili:
PROGETTARE LUOGHI DOVE VIVERE E CRESCERE E NON PERIFERIE.
VALORIZZARE E NON SPRECARE.
DARE VALORE ALLA PARTECIPAZIONE.
TORNARE AL PROGETTO.
CAMBIARE LE REGOLE.
INTERVENIRE SUL COSTRUITO RINNOVANDO IL PIANO.
SEMPLIFICARE LA PRASSI.
UNA NUOVA MISURA DELLA FISCALITA’.
UN NUOVO PATTO SUL PAESAGGIO.
RISPETTARE LE REGOLE.
– NUOVE STRATEGIE – PROPOSTE – PRINCIPI
– proposta di nuove regole
– il consumo di suolo da obiettivo di pianificazione al saldo zero 2050
– dalla rendita fondiaria al valore del costruito
– la pianificazione della città esistente
– la conoscenza – anagrafe degli immobili – sicurezza legittimità qualità tutela
– centro storico – usi – trasformazioni – sicurezza – tutela
– la città esistente è la città del futuro
– qualificazione, ristrutturazione e riqualificazione urbana
– l’albo degli immobili dismessi e degli edifici incongrui
– nuovi parametri di gestione del progetto
– l’urbanistica perno della strategia di sviluppo della città e del territorio
– nuovi patti pubblico privato – progetto conformativo
– gli usi temporanei
– il piano/progetto si fa norma
– la qualità del costruito, confronto e concorso
– RINNOVARE IL PIANO
– Pianificare per competenza
– Quadri delle conoscenze univoci progressivi e fruibili–
– Dai principi generali ai Tre livelli di pianificazione–
– programmazione poliennale
– urbanistica 2.0 portali ed informazioni trasparenti
– SEMPLIFICARE LE PROCEDURE
– Il pregresso e passaggio alle nuove forme di piano
– Contributi per la rigenerazione e la nuova città –
– Approvazione del piano e del progetto – unica procedura per i livelli di piano
– la partecipazione
– Responsabilità titolare del livello del piano –
– Monitoraggio delle trasformazioni
SI dichiara inoltre quale elemento fondamentale per rilanciare una nuova ed efficace strategia di sviluppo e trasformazione dei centri urbani e dei territori la presenza di un soggetto che coordini ed integri le azioni dirette alle città provenienti dai molteplici attuali soggetti. In via prioritaria, si ritiene indispensabile istituire un nuovo “Ministero per le aree urbane e il territorio” che tratti la materia con la finalità di semplificare e sistematizzare le azioni per migliorare la qualità delle trasformazioni territoriali dal paesaggio ai centri urbani.
11 – AZIONI FUNZIONALI AD AGEVOLARE LE ECO CITTÀ ITALIANE DEL XXI SECOLO
Di seguito i xx paragrafi in cui sono state divise le azioni che si ritengono funzionali al raggiungimento degli obiettivi sopra riportati. Nei paragrafi, le azioni sono descritte in maniera sintetica e non definitiva, in previsione di contributi, approfondimenti, riflessioni da parte del sistema locale degli Ordini.
I documenti di contributo al presente documento, potranno essere presentati entro il 31 maggio 2018 e discussi nella prossima Conferenza deli Ordini, prevista per i giorni 8 e 9 giugno 2018, a seguito della quale il Consiglio Nazionale farà sintesi di quanto emerso e provvederà alla riedizione del Documento Congressuale.
Tale Nuovo Documento sarà presentato per ulteriore eventuale affinamento nella Conferenza degli Ordini prevista per il giorno 4 luglio 2018 e quindi diverrà il Documento del VIII Congresso degli Architetti Italiani e come tale sarà votato nella giornata conclusiva del Congresso.
Segue….