Archistar, architetto-artigiano, innovatore. Tanti i modi per definire Renzo Piano, tanti modi e tutti diversi per descrivere uno degli architetti italiani contemporanei più attivi a livello non solo italiano ma internazionale. Il suo studio di progettazione, una sorta di “bottega” rivisitata in chiave moderna, può infatti oggi vantare all’attivo numerosissimi progetti nei luoghi più disparati del Mondo.
Renzo Piano nasce nel 1937 a Genova, una città che a lungo porterà addosso le ferite della Seconda Guerra Mondiale. Una città di mare, di porti, di scambi, una città in cui si cresce con lo sguardo rivolto sempre oltre l’orizzonte, quell’orizzonte che è quasi un invito ad andar via per scoprire il Mondo e per mischiarsi alle culture che giungono dal di là del mare.
Ed è ciò che farà lo stesso Piano: abbandona la città natale e l’impresa di costruzioni di famiglia per studiare e formarsi a Firenze, prima, e Milano, poi.
Gli anni della formazione sono intensi e stimolanti: Piano scopre il piacere della scoperta delle cose, delle città, della bellezza nella musica, nell’arte e nella società, cerca di comprendere a pieno il valore del saper parlare, ascoltare e capire la gente, del riuscire a crescere discutendo e mischiandosi con persone di lingue e culture diverse.
Per lui, nato a cavallo tra due conflitti mondiali, l’architettura sarà l’opposto di ciò che gli orrori della guerra avevano portato: costruire luoghi, edifici, città è l’antidoto contro le brutture e le distruzioni portate dalla guerra.
Si forma negli anni Sessanta, gli anni della cultura hippy e dei movimenti studenteschi che devono in qualche modo aver influenzato l’idea pacifista secondo cui costruire è un gesto di pace, un modo tra gli altri per avvicinare la gente e farne apprezzare le diversità reciproche.
L’impronta “umana” dell’architetto genovese permarrà nel corso dell’intera carriera. Tutt’ora Piano si avvale di psicologi e sociologi per garantire estrema qualità dell’architettura finita.
Terminati gli studi il successo non tarda arrivare: dopo il progetto di uno spazio espositivo all’Expo di Osaka del 1970, nell’anno successivo (1971) vince, assieme agli architetti Richard Rogers e Gianfranco Franchini, il concorso per il progetto del Centre Pompidou di Parigi, il nuovo centro di arte contemporanea proprio nel cuore della Capitale francese. Il successo del progetto è clamoroso e le critiche non mancano: un edificio troppo eccentrico e rivoluzionario anche per la avanguardista Parigi. Lo stesso Piano oggi ne parla quasi come di un peccato di gioventù, un colpo di testa da “ragazzacci”. Tuttavia il Centre Pompidou, con i suoi tubi colorati, gli impianti a vista, le scalinate in facciata, il sistema strutturale non nascosto ma anzi esposto con fierezza, è entrato a pieno titolo nei simboli della città.
Da questo punto in poi la carriera dell’architetto genovese sarà inarrestabile. Costruisce moltissimo in Italia e all’estero, Genova, Torino, Bari, Berlino, Osaka senza mai restar incagliato in uno “stile”. Ogni opera, dall’edificio pubblico a quello privato passando per i grandi terminali aereoportuali. Eppure ogni progetto ne porta delicatamente la firma. In giorni di opere urlate, estrose, talvolta decontestualizzate, l’architettura le opere di Piano riescono ad inserirsi nel contesto senza urtarlo e stravolgerlo ma adattandosi ad esso con discrezione.
Seppur molto diverse tra loro, tutte le opere di Piano sono legate dal medesimo fil rouge: interpretazione ed estrema conoscenza del contesto, utilizzo di sistemi costruttivi ed impianti iper tecnologici senza che però questi sovrastino la purezza dei materiali tradizionali. Così il laterizio diventa il materiale ideale per una facciata ventilata (ampliamento IRCAM, Parigi) facendo da mediatore tra il passato, cui appartiene il contesto, ed il presente senza essere tuttavia mai nostalgico. La pietra si accosta con delicatezza all’acciaio e al vetro (Museo Fondazione Beyeler, Basilea, Svizzera), dimostrando come anche in opere tecnologicamente avanzate possano essere impiegati materiali della tradizione.
Mixando una buona dose di strategie di marketing di alto livello, capacità costruttive, conoscenza della storia e della tecnica e poetica, Renzo Piano è negli anni riuscito a conquistare un posto nel complesso “star system” degli architetti contemporanei, diventando oggi uno dei più attivi a livello internazionale.
Al passo con i tempi, precursore della così attuale sostenibilità ambientale, cambiando pur restando sempre uguale a sé stesso, Piano si fa interprete e portavoce del buon Made in Italy, troppo spesso dimenticato in favore di un più modaiolo “International style”, e dimostrando come sia possibile ancora oggi sperimentare ed evolversi pur restando Architetti-Artigiani.